Il sogno di un pediatra

Il sogno di un pediatra

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editoriale

Il sogno di un pediatra The dream of a pediatrician

Alberto Villani Responsabile Unità Operativa Complessa Pediatria Generale e Malattie Infettive Ospedale Pediatrico «Bambino Gesù» IRCCS - Roma

©2012 Elsevier srl. Tutti i diritti riservati

L’Italia continua a detenere il tristissimo primato del più basso indice di natalità al mondo, talmente basso da non garantire il ricambio generazionale. Si è anche affievolito, fino a non riuscire più ad arginare il logorante abbassamento dei tassi di natalità, l’apporto dei “migranti”: giunte in Italia, anche popolazioni con tassi di natalità elevatissimi, si adeguano rapidamente agli standard italiani. Quelle stesse popolazioni, in altri Paesi europei, continuano invece a essere prolifiche. È evidente che in Italia nulla viene fatto per invertire la pericolosissima deriva della bassa natalità e che, evidentemente, non è solo un problema sociale, ma soprattutto culturale. Chi viene a vivere in una società che non considera la maternità un valore prezioso, smette di fare figli. In Italia la maternità ha perso valore e rilevanza sociale. Se tra le bambine (5-12 anni) degli anni ’60 era frequentissima l’aspirazione ad avere dei figli, attualmente non esiste bambina che alla domanda «cosa vorresti fare da grande?» risponda «la mamma». Negli ultimi anni, ancor più tristemente, la risposta è quasi sempre «non lo so», eloquente espressione dell’indeterminatezza e della mancanza di progettualità nei confronti del futuro. La stessa indeterminatezza caratterizza i pre-adolescenti e gli adolescenti: in questa fascia d’età non solo non viene dichiarato alcun interesse a diventare genitori, ma non è raro sentirsi rispondere «non voglio avere figli». Questo atteggiamento negativo è presente non solo nelle femmine, ma anche nei maschi. Ancora, tra gli universitari, la progettualità esistenziale di “mettere su famiglia” non è quasi mai presa in considerazione e tutte le tensioni sono rivolte alla realizzazione lavorativa. La vita di coppia e i figli sono vissuti come un qualcosa di non prioritario e, in ogni caso, di molto lontano nell’interesse e nei tempi di realizzazione. La denatalità è il prodotto finale di una catena di eventi. Non è un problema legato solo alle difficoltà sociali, come spesso invocato quando se ne parla. Non basta pensare a premi economici a chi fa figli, alla tutela del lavoro della donna in gravidanza e poi in maternità, a garanzie sociali (asili nido, spazi sicuri per i bambini ecc.): tutto questo può aiutare, può aiutare molto, ma non basta. Occorre promuovere la maternità come valore umano e sociale, occorre valorizzare un ruolo che negli anni è stato svilito e depauperato della sua nobiltà e concretezza. Avere un figlio è un atto d’amore, ma è anche la più evidente manifestazione di fiducia nel futuro, di una progettualità positiva nel tempo. Il sogno del pediatra è una società dove la maternità sia tutelata e valorizzata (da qualche tempo si è ripreso a considerare come intervento preventivo la cura della gestante, una piccola e importante “rivoluzione” in questi tempi), dove a ogni bambino

AREA PEDIATRICA

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sia garantita l’assistenza di un pediatra, dove le scuole dispongano di spazi adeguati e offrano la possibilità di praticare attività sportive, in città e paesi con un ambiente sano e a misura di bambino, in grado di favorire una crescita equilibrata e serena. Una società dove non si parli ipocritamente di bambini, ma si agisca concretamente nel loro interesse programmando tutte le misure necessarie a favorire il rilancio della maternità come valore essenziale e dove i bambini siano considerati il bene più prezioso, il vero progetto per un mondo migliore. Una società dove si parli di maternità già dai primi anni di scuola, come valore e con positività. Questo è il sogno del pediatra, ma è un sogno che deve acquisire concretezza, con un impegno costante e intransigente, affinché si realizzi quel cambiamento culturale nei confronti di maternità e infanzia, senza il quale rischiamo di essere solo spettatori di un declino che ha nella denatalità il suo epigono più evidente. Si parla di spread, di inflazione, di crisi economica e del cambio euro/dollaro, ma nessuno parla di bambini, il solo, vero, unico investimento che una società che crede nel futuro dovrebbe considerare.

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