LA LETTURA DELLA DENSITÀ OSSEA

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La tecnica chirurgica Scheda operativa

LA LETTURA DELLA DENSITÀ OSSEA D.A. Di Stefanoa, A. Cazzanigab a

Professore a contratto, titolare insegnamento di Chirurgia Odontostomatologica (CLID), Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; Libero professionista, Milano b Libero professionista, Samarate (VA)

Introduzione Una preparazione corretta del sito implantare è una delle precondizioni che predispone al successo in termini di osteointegrazione implantare. Ciò è particolarmente vero nelle procedure di carico immediato, dove la stabilità primaria dell’impianto è precondizione per il successo. Sappiamo che il massimo micromovimento tollerato è di 150 micron. Può quindi risultare importante conoscere la tipologia di osso con la quale ci confrontiamo nella specifica area chirurgica, il suo grado di corticalizzazione a parità di classe ossea e, ancora, l’oggettivazione dell’effettivo

torque di inserimento di ogni impianto in quel determinato sito. La radiologia TC è in grado di esprimerci un dato statico relativamente preciso sulla classe ossea e dello spessore corticale, ma non è in grado di dare dati oggettivi dinamici intraoperatori. Descriveremo una tecnica che, con l’ausilio di un particolare motore chirurgico, ci consente una lettura della densità ossea e ci esprime inoltre un valore del torque di inserimento. Quindi oltre all’implantologia protesicamente guidata-anatomicamente pilotata, l’idea è quella di un’implantologia “oggettivamente osso-condizionata”.

1. Modalità di accesso

Fig. 1

Tutti i passaggi chirurgici seguono la normale procedura, dall’anestesia al disegno del lembo. È al momento della preparazione del sito che, grazie a un motore chirurgico con apposito software (fig. 1) e una specifica serie di frese (fig. 2), siamo in grado di arrivare alla lettura della qualità ossea. Sarà quindi possibile classificarla in D.1.2.3.4. e oggettivarne la lettura su grafico. Seguirà l’inserimento implantare.

1827-2452/$ - see front matter © 2011 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. doi:10.1016/j.ios.2011.02.001

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Fig. 2

2. La lettura ossea

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Dopo la schelettrizzazione (fig. 3) dell’osso e il posizionamento della consueta mascherina chirurgica si determina la corretta posizione implantare (figg. 4 e 5). Con una fresa con stop di profondità si esegue il primo passaggio fino alla lunghezza stabilita secondo la pianificazione preoperatoria del caso con le usuali metodiche radiologiche. A questo punto, un’apposita fresa corticale impegnerà la stessa svasandola onde non farla interferire con la fresa di lettura (fig. 6). Si controllano come sempre gli appropriati parallelismi e distanze implantari (fig. 7). Infine, con apposito lettore (fresa di lettura) montato su contrangolo si imposta il programma dedicato allo scopo (figg. 8 e 9). Il lettore ruota a torque e giri prestabiliti e

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La lettura della densità ossea

si impegna nel tunnel preparato fino alla profondità definita per l’inserimento implantare. Sul display del motore comparirà un grafico con molteplici valori, che clinicamente si traducono nella distribuzione del grado di mineralizzazione, della densità trabecolare e quindi della classe ossea (fig. 10). Ora, attivando il reverse si estrae il lettore. Il dato acquisito ci guiderà nell’ultimazione del tunnel definendo l’eventuale grado di sottopreparazione o di compattazione, a seconda di metodiche one- o two-stage, con l’utilizzo o meno di maschiatori o frese corticali. La lettura, inoltre, ci può guidare nella scelta della tipologia implantare più idonea a quella situazione in termini di tipologia micro- e macromorfologica della superficie implantare. Tutto ciò al fine di arrivare in modo predicibile al grado di torque, compressione ossea e quindi stabilità primaria che ci prefiggiamo. Questi passaggi potranno avvenire in modalità guidata o free, a seconda delle competenze. Si ultima quindi la preparazione del sito come di consuetudine.

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Fig. 10

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3. Inserimento implantare Ora possiamo inserire l’impianto come abitualmente siamo consoni fare (figg. 11 e 12). Posizionando il motore su apposito programma saremmo in grado di avere a disposizione un’ulteriore lettura. Questa genererà un grafico che esprime l’attrito che l’impianto, ruotando, incontra sul suo percorso all’interno dell’osso. In questa seconda fase vedremo l’impegno corticale e il torque medio e di picco raggiunto. Il dato ovviamente ha intuitive e immediate ripercussioni cliniche, dall’ottenimento di un’adeguata stabilità primaria in funzione del tipo di procedura implantare (una o due fasi) allo spessore della corticale ossea. Inoltre, a parità di picco, molto può cambiare in termini prognostici in base a come il livello di picco stesso viene raggiunto, in altre parole al torque implantare in ogni singolo momento dell’inserimento e della sua media (figg. 13 e 14). Ma è anche un modo che ci consente, paragonando i due grafici e i dati complessivi, di valutare la bontà delle nostre preparazioni e quindi migliorare la curva di apprendimento per chi sta imparando. Tutti i dati raccolti sono memorizzati e rimarranno nella cartella clinica del paziente oggettivando ogni fase dell’inserimento implantare. Dal motore, quindi, è possibile trasferire in apposito programma dedicato il tutto, se vogliamo una scatola nera del nostro atto chirurgico-implantare.

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Fig. 12

Fig. 14

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Fig. 11

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