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Cognizione sociale M. Bertoux I processi neurocognitivi che ci permettono di interagire con gli altri in modo idoneo costituiscono la “cognizione sociale”, che si riferisce specificamente al modo in cui percepiamo, elaboriamo e interpretiamo le informazioni sociali. Componente significativa dell’intelligenza umana ancora a lungo trascurata, gode, dagli ultimi quindici anni, di un crescente interesse, proporzionale allo sviluppo delle neuroscienze sociali. Il buon funzionamento della teoria dello spirito, dell’empatia e del riconoscimento delle emozioni (permettendo di inferire su ciò che gli altri pensano e sentono) così come la conoscenza delle norme sociali e una dettagliata analisi dei contesti ci permettono di vivere insieme in “armonia” e di cooperare efficacemente, due elementi che assicurano la sopravvivenza della specie. Supportate da alcuni processi cognitivi trasversali, queste funzioni modulano drasticamente il nostro comportamento sociale di tutti i giorni e hanno un’influenza decisiva sul nostro benessere e sul nostro successo sociale. Questo articolo offre una panoramica delle attuali conoscenze sulla cognizione sociale e sulle funzioni ad essa associate. Ne presenta i correlati neuroanatomici ed evoca subito le malattie neurologiche e psichiatriche spesso associate a (o caratterizzate da) un turbamento della cognizione sociale, prima di terminare con un breve inventario degli strumenti neuropsicologici più frequentemente utilizzati per la sua valutazione clinica. L’articolo sottolinea l’importanza delle funzioni della cognizione sociale nei comportamenti umani e nell’adattamento alla società. Facendo eco al riconoscimento della cognizione sociale come uno dei sei campi cognitivi principali nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (quinta edizione), l’articolo sostiene la necessità di una valutazione quasi sistematica della cognizione sociale in neurologia e in psichiatria e per lo sviluppo di nuovi test clinici per una valutazione rapida ma multidimensionale di questo campo cognitivo. © 2017 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati.
Parole chiave: Cognizione sociale; Teoria dello spirito; Empatia; Emozioni; Autismo; Demenza frontotemporale
Introduzione
Struttura dell’articolo ■
Introduzione
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Funzioni della cognizione sociale Teoria dello spirito Empatia Riconoscimento delle emozioni Regolazione emotiva Semantica sociale: norme convenzionali e morali Analisi contestuale Meccanismi non specifici di supporto della cognizione sociale: funzioni esecutive e circuiti di ricompensa
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Basi neurali
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Malattie della cognizione sociale
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Valutazione clinica Teoria dello spirito Empatia Riconoscimento emotivo
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Conclusioni
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EMC - Neurologia Volume 17 > n◦ 1 > febbraio 2017 http://dx.doi.org/10.1016/S1634-7072(16)81774-2
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Voler definire cosa è la “cognizione sociale” significa quasi definire cosa è la cognizione, per quanto l’uomo è un animale sociale. La maggior parte delle nostre attività quotidiane è motivata e/o caratterizzata da obiettivi e contesti sociali. È così fin da bambini [1] e sarà lo stesso per tutta la vita [2] . Dal momento che l’essenziale della nostra vita è sociale, è difficile dire che questa o quella funzione cognitiva non appartengono alla cognizione sociale; il nostro cervello, sproporzionato rispetto alla nostra dimensione, potrebbe anche essere il prodotto puro dell’evoluzione che ci permette di gestire sistemi sociali complessi [3] . La cognizione sociale si riferisce, in particolare, al modo in cui percepiamo, elaboriamo e interpretiamo le informazioni sociali. La cognizione sociale permette, quindi, di riconoscere le emozioni degli altri, di indovinare o interpretare i loro sentimenti, le loro convinzioni o le loro idee e di rispondere in modo appropriato. È l’insieme dei processi che ci permette di comprendere e rappresentare le altre persone e gli altri gruppi sociali, di regolare le nostre emozioni, di stabilire le norme sociali e morali e di cooperare insieme. In breve, la cognizione sociale è la somma dei processi neurocognitivi che ci permettono di adattarci a un gruppo e alla società.
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I – 17-022-E-30 Cognizione sociale
Rappresentazione cognitiva
Rappresentazione affettiva
Teoria dello spirito
Empathie
Teoria dello spirito cognitiva
Teoria dello spirito affettiva / Empatia cognitiva
Empatia affettiva
Immaginare i pensieri e le credenze degli altri
Immaginare i sentimenti degli altri
Sentire i sentimenti degli altri
A causa della sua importanza cruciale nelle relazioni interpersonali e nella psiche umana, è sorprendente vedere che la maggior parte delle scoperte in questo campo è stata fatta dopo il 2000. Pioniera nel voler descrivere l’architettura cognitiva del pensiero, la psicologia dell’intelligenza ha sempre trascurato le competenze relative ai rapporti interpersonali e questi non sono stati inclusi nel modello Cattell-Horn-Carroll, il modello principale dell’intelligenza [4] . Se l’entusiasmo delle neuroscienze per la cognizione sociale ha gradualmente portato a cancellare la distinzione arbitraria tra cognitivo, emotivo, sociale e comportamentale, molto resta ancora da fare in questo vasto campo così a lungo trascurato. Una volta tanto, è dallo studio dei suoi disturbi che abbiamo acquisito numerose conoscenze sulla cognizione sociale. La descrizione dei meccanismi autistici, l’esplorazione delle sequele delle lesioni cerebrali o, ancora, lo studio delle malattie neurodegenerative hanno permesso di approfondire le nostre conoscenze sulle funzioni e sulle regioni cerebrali che sottintendono la cognizione sociale [5, 6] . Alcuni studi dividono i suoi meccanismi e cercano di capire la loro architettura, la loro specificità o la natura delle loro interazioni con le altre funzioni cognitive. Altri mostrano come la valutazione della cognizione sociale sia di fondamentale interesse da un punto di vista clinico. Infatti, è ben noto che i disturbi della cognizione sociale sono la causa di una grave disabilità funzionale: provocano un calo della qualità della vita e favoriscono la disoccupazione, l’isolamento, lo sviluppo di problemi mentali e, a volte, un comportamento criminale [7–10] . Essi sono anche un’importante fonte di tensione e risentimento per i parenti dei pazienti, con conseguenze drammatiche sulla loro salute e sulla qualità della vita. Durante la valutazione clinica, sembra, così, fondamentale trovare un momento per valutare le funzioni della cognizione sociale, che descrivo qui brevemente.
Funzioni della cognizione sociale Teoria dello spirito La teoria dello spirito è un elemento centrale della cognizione sociale e, pertanto, è un fattore determinante per le relazioni sociali e l’adattamento a un ambiente sociale. La teoria dello spirito è la funzione cognitiva che ci permette di dedurre gli stati mentali degli altri. Il più delle volte, è divisa in teoria dello spirito cognitiva e affettiva. La prima permette la rappresentazione mentale di credenze, intenzioni o pensieri degli altri e la seconda la rappresentazione mentale delle emozioni o dei sentimenti degli altri. La teoria dello spirito affettiva è anche chiamata “empatia cognitiva”. La Figura 1 illustra come teoria dello spirito ed empatia si articolino, per la maggior parte dei teorici, con la cognizione sociale [11] . L’una (teoria dello spirito) tratta le informazioni più cognitive, mentre l’altra (empatia) affronta le informazioni più affettive.
Figura 1. Rappresentazione schematica della sovrapposizione tra la teoria dello spirito e l’empatia.
agire in modo prosociale, anche promuovendo l’attaccamento [12] . L’empatia può essere divisa in due componenti, un’“empatia cognitiva”, sovrapponibile alla teoria dello spirito affettiva, che permette la rappresentazione mentale di emozioni o di sentimenti altrui, e un’“empatia affettiva”, che permette una risposta emotiva alle emozioni o ai sentimenti degli altri. L’empatia affettiva è la capacità di sentire ciò che gli altri sentono (per esempio, sentire tristezza per il dispiacere di una persona cara), ed è chiamata anche “contagio emotivo”, o di sentire una sensazione diversa in reazione a ciò che un’altra persona sente (per esempio, l’imbarazzo di fronte a una persona troppo gioviale) [11, 13] . Si noti che questa distinzione tra “cognitivo” e “affettivo” è, in questo caso, una pura distinzione di linguaggio, perché si tratta, in un caso come nell’altro, di rappresentazioni cognitive che veicolano, nel secondo caso, un’informazione emotiva.
Riconoscimento delle emozioni L’emozione può essere definita come un’esperienza psicofisiologica che risulta da un confronto tra stimoli interni (il pensiero, la rappresentazione, l’interpretazione) e ambientali. Essa si traduce in una reazione psicologica interna e genera una reazione esterna motoria (per esempio, tono muscolare, tremori, fuga, ecc.) e fisiologica (per esempio, pallore, rossore, aumento della frequenza cardiaca, ecc.). Già per Darwin [14] , l’emozione aveva una funzione di adattamento, di comunicazione e di regolazione di feedback. I lavori di Ekman [15] hanno identificato sette emozioni chiamate “canoniche” o universali, indipendentemente dal background culturale: rabbia, disgusto, gioia, neutralità, paura, sorpresa e tristezza. Nonostante i dibattiti che accompagnano questa teoria [16] , la maggior parte degli autori oggi si ispira a questi lavori. Altri lavori ci hanno permesso di concepire l’emozione come una risposta del cervello agli stimoli gratificanti o punitivi [17] . In questo contesto, le emozioni sono dei rinforzi che hanno, d’altronde, una funzione di comunicazione specifica [18] . Il riconoscimento delle emozioni sarebbe la traduzione, da parte di un altro individuo, di questa comunicazione [19] .
Regolazione emotiva La nostra capacità di regolare le nostre emozioni nelle situazioni diverse che ci troviamo di fronte ha un valore adattativo ovvio, che ci permette, per esempio, di rimanere calmi di fronte a un pericolo o di essere positivi per completare un compito laborioso [20] . Se non si tratta di una funzione sociale di per sé, questa capacità di sopprimere la risposta fisiologica esterna di un’emozione (soppressione emotiva) o di modificare il modo in cui si valuta una situazione per cambiare i nostri sentimenti (rivalutazione cognitiva) ha un valore evidente di adattamento sociale [21] (o secondo [22] ).
Empatia
Semantica sociale: norme convenzionali e morali
L’empatia è la capacità di condividere e comprendere i sentimenti degli altri. Si tratta di una funzione dell’esperienza emotiva e il suo ruolo è importante per l’interazione sociale, in quanto permette la comunicazione affettiva e motiva gli individui ad
Saper normalmente interagire con gli altri dipende anche da una serie di regole stabilite per consentire agli esseri umani di vivere in armonia [23] . Queste norme sociali sono un insieme di credenze condivise di tutti su ciò che costituisce un comportamento
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Cognizione sociale I – 17-022-E-30
adeguato o meno in una situazione particolare [24] . Esse sono all’origine del diritto e della morale [25, 26] e possono essere condivise all’interno di una particolare cultura (per esempio, dire buongiorno quando si entra in una panetteria), o sono più universali con un forte valore morale (per esempio, non giocare con il cibo) e, a volte, codificate e stabilite per legge (per esempio, non uccidere). Correttezza, galateo e convenzioni sono altri nomi per questo insieme di norme sociali che abbiamo e applichiamo tutti ogni giorno senza nemmeno rendercene conto.
“ Punto importante Esempio quotidiano del rispetto delle norme sociali e di come condizionano il nostro comportamento Mangiando in un ristorante, sono le norme sociali che mi fanno: aspettare fino a quando tutti non siano serviti al mio tavolo prima di iniziare a mangiare, mettere le mani e non i gomiti sul tavolo, stendere il tovagliolo sulle cosce e non legarlo al collo, stare dritto sulla sedia, tenere una conversazione “di bon ton”, servire gli altri o proporre loro di servirli quando mi verso dell’acqua, chiedere scusa quando il mio braccio passa davanti a un conviviale, attendere fino a quando tutti non abbiano finito per chiedere il conto, pagare il conto in modo equo e alzarmi senza fare rumore. Altre norme possono addirittura incoraggiarmi a lasciare o meno la mancia sul tavolo o direttamente al momento del pagamento. Posso anche essere conforme ad altre norme sociali che mi fanno entrare nel ristorante prima della mia compagna, spostare la sua sedia per farla sedere e tenerle la porta prima di uscire. Altre ancora possono spingermi a restituire un piatto se non è caldo o impedirmelo, ad accettare o a rifiutare il vino che mi viene servito se il suo gusto non è di mio gradimento, a pretendere il cambio del mio coperto se la sua pulizia è discutibile e a esigere il cambio o il rimborso di un piatto o di una bevanda se non sono all’altezza delle mie aspettative. Cortesia, decenza, galanteria, tutti questi comportamenti sono modulati dalla mia cultura, dal mio genere, dalla mia età, dalla mia educazione, dal mio ambiente socioculturale ed economico e dal luogo in cui mi trovo. Una persona di un livello superiore, abituata a mangiare al ristorante e con un certo livello di esigenza, sarà più a suo agio di fronte alla possibilità di rimandare una bottiglia indietro rispetto a uno studente cresciuto in un ambiente non agiato; allo stesso modo, non avrà le stesse pretese in un ristorante stellato e in una pizzeria di quartiere. Il rispetto delle norme e la loro reciprocità sono rinforzati da una punizione sociale (rifiuto) o dalla minaccia di questa pena e, infine, permettono la cooperazione umana [27] . Da un punto di vista cognitivo, l’applicazione di tali norme comporta l’apprendimento, la capacità di prevedere le conseguenze di un’azione che implica il rispetto o meno di queste norme, la considerazione di queste previsioni per prendere delle decisioni corrette e guidare il proprio comportamento, la valutazione degli stati mentali degli altri nel contesto di tali norme ed eventualmente la capacità di agire di conseguenza a seguito di una violazione di tali norme [26] .
Analisi contestuale Il contesto è importante per i nostri atteggiamenti e le rappresentazioni cognitive o affettive, ma modula anche le deduzioni e le interpretazioni che abbiamo degli stati mentali o emotivi dei nostri simili. L’atteggiamento degli altri può essere interpretato in modo efficace solo se è contestualizzato. Come una faccia sorEMC - Neurologia
presa può essere vista come spaventata in un contesto spaventoso, quello che sappiamo della storia di alcune persone è un contesto che modula le nostre azioni verso di loro. La regolazione emotiva o l’adattamento sociale possono essere considerati come aggiornamenti costanti e volontari del contesto [28] . L’integrazione delle informazioni contestuali serve, quindi, per la cognizione sociale e a modulare le sue funzioni [29, 30] . Potrebbe essere immaginata come un ciclo che interpreta e reinterpreta continuamente uno stimolo. Ad ogni ciclo, l’analisi verrà arricchita con informazioni contestuali prima evidenti e, poi, più elaborate [31, 32] . In definitiva, l’analisi contestuale permette di fare le previsioni sulla base di informazioni più astratte, come la natura dei nostri rapporti con gli altri e le esperienze del passato [29] .
Meccanismi non specifici di supporto della cognizione sociale: funzioni esecutive e circuiti di ricompensa Come ogni funzione di alto livello, la cognizione sociale è basata su sistemi di più basso livello e coinvolge funzioni cognitive trasversali come il linguaggio, la memoria e le funzioni esecutive [33, 34] . Il legame tra funzioni esecutive e teoria dello spirito è particolarmente discusso in letteratura (per una revisione [35] ). Alcuni sostengono una dipendenza rigorosa, considerando la teoria dello spirito come una funzione esecutiva [36] , mentre altri sostengono una relativa indipendenza [37] . Sembrerebbe che la cognizione sociale e le funzioni esecutive siano dimensioni ben distinte dello spirito umano, ma in interazione [38] . Alcune funzioni esecutive sosterrebbero, in effetti, alcuni aspetti della cognizione sociale, permettendo, per esempio, di inibire il nostro stato mentale o emotivo (inibizione cognitiva) prima di cambiare prospettiva (flessibilità mentale) per capire quello degli altri [39, 40] . Le capacità di astrazione e la memoria del lavoro potrebbero anch’esse essere coinvolte nella creazione e nel mantenimento di questa nuova rappresentazione [37] . Infine, anche l’inibizione e la flessibilità hanno un loro ruolo nella regolazione emotiva [31] . Il sistema di ricompensa è un altro sistema trasversale coinvolto nella cognizione sociale. I nostri scambi e le interazioni sociali sono modellati dal perseguimento di ricompense sociali: attrattività, approvazione, accettazione, riconoscimento e reciprocità, che influenzano il nostro status sociale e la nostra reputazione. Queste ricompense sono di importanza fondamentale nella nostra comprensione degli altri e nello sviluppo di relazioni non superficiali, entrambi necessari per l’adattamento e la sopravvivenza della specie. In un vero e proprio social network (ma anche “online” su Internet), permettono di rafforzare i legami sociali e di riaffermare o caratterizzare i rapporti (per esempio, di amicizia, romantico, ecc.) [41] . Esse sono modulate da (e modulano) fattori come la vicinanza, la fiducia e il sostegno e vengono elaborate dal cervello allo stesso modo delle ricompense primarie (cibo o sesso) attraverso il circuito della ricompensa, in particolare coinvolgendo la corteccia prefrontale mediana/ventromediana e lo striato ventrale [42] .
Basi neurali A causa del suo coinvolgimento centrale nei processi come i giudizi di intenzionalità, i giudizi morali, l’attribuzione di azioni e di tratti del carattere e della personalità e l’anticipazione delle azioni degli altri, la corteccia prefrontale mediana costituirebbe il nucleo della cognizione sociale e servirebbe come modulo di integrazione delle informazioni sociali multimodali [43, 44] . Molti studi lesionali e di imaging funzionale mostrano il ruolo cruciale della corteccia prefrontale mediana nella teoria dello spirito (vedi le metanalisi [45–47] ) e l’empatia [48, 49] . La corteccia cingolata anteriore, a causa del suo coinvolgimento negli aspetti esecutivi della cognizione (per esempio, la supervisione, il controllo e l’inibizione), sarebbe coinvolta in processi di regolazione emotiva [20] e di apprendimento probabilistico e all’opera per l’integrazione di nuove norme e ricompense sociali.
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La corteccia orbitofrontale sembra fondamentale per valutare la valenza emotiva di uno stimolo in un contesto e per determinare l’opportunità di una possibile risposta ad esso [21, 50] . Questa regione, centrale nella codifica dei valori e nella valutazione delle contingenze, permetterebbe di evitare la violazione delle norme quando si esegue un’azione [51, 52] . Questa regione è importante anche per il riconoscimento della rabbia, termine generalmente associato alla violazione di una regola [18] . La giunzione temporoparietale è coinvolta in molti processi in atto nella teoria dello spirito, in particolare per dedurre o predire gli stati mentali di una persona partendo dalle varie informazioni disponibili su questa [30, 47] . L’insula assicurerebbe il coordinamento tra le informazioni di ambienti interni ed esterni [29] , un passo essenziale dell’analisi del contesto e del processo di apprendimento per rinforzo, due funzioni capitali dell’integrazione delle norme sociali [53, 54] . Questa zona è fondamentale anche per il riconoscimento del disgusto [55] . Il polo temporale effettuerebbe l’associazione tra gli stimoli (situazione, inferenza, ecc.) e il contesto [29] . Sarebbe anche coinvolto nei compiti della teoria dello spirito [56] . Più in generale, il lobo temporale potrebbe consentire la memorizzazione e l’indicizzazione delle norme o delle caratteristiche sociali invarianti [57] . L’amigdala, coinvolta nel riconoscimento della paura [58] , generalmente permette il rilevamento di stimoli con valore emotivo e, quindi, svolgerebbe un ruolo importante nella regolazione emotiva. Queste aree, indicate nella Figura 2, sono le principali aree coinvolte nei vari processi della cognizione sociale [43, 45–47] . Anche altre regioni sono coinvolte nella cognizione sociale, con diversi gradi di specificità e di importanza. Lo striato, centrale nell’apprendimento associativo (tra uno stimolo e il suo valore) e predittivo (quando l’associazione precedente non è costante, ma probabile) [17] , avrebbe un ruolo importante nell’adattamento alle norme sociali [53, 54, 59] e nel loro apprendimento e nella ricerca di ricompense sociali [41] . Da ricordare anche il precuneo, coinvolto nelle immagini mentali [60] , il cervelletto [61] , il cui ruolo è stato dimostrato negli aspetti più astratti della cognizione sociale, e, ancora, le aree premotorie o, più in generale, il sistema dei neuroni specchio [62] , più specificamente coinvolti nella percezione del dolore.
Malattie della cognizione sociale Qualsiasi danno cerebrale può potenzialmente avere un impatto sulla cognizione sociale in vari gradi. Questi disturbi possono essere osservati dopo una lesione cerebrale verificatasi nel corso di un ictus o di un trauma cranico e possono essere sintomi precoci di alcune malattie neurodegenerative [63, 64] . È particolarmente marcato nelle seguenti malattie: • l’autismo è uno dei disturbi dello sviluppo neurologico più comune, caratterizzato da una compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale e da comportamenti limitati
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Figura 2. Localizzazione dei correlati neuroanatomici della teoria dello spirito. 1. Giunzione temporoparietale; 2. polo temporale; 3. corteccia orbitofrontale; 4. insula; 5. amigdala; 6. corteccia prefrontale mediana; 7. corteccia prefrontale ventromediana.
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e ripetitivi [65] . Oltre a un deficit cognitivo frequente, si osservano, nell’autismo, un deficit emotivo (in [66] ), un decremento dell’empatia affettiva e un coinvolgimento variabile della teoria dello spirito [67] ; la schizofrenia è un disturbo neuropsichiatrico che, di solito, si verifica tra i 15 e i 30 anni, con una prevalenza dell’1%. I pazienti affetti da schizofrenia hanno difficoltà a identificare le emozioni facciali [68] e un deficit variabile della teoria dello spirito [69] ; la demenza frontotemporale è la seconda malattia neurodegenerativa nei giovani pazienti dopo la malattia di Alzheimer; è caratterizzata da molti disturbi comportamentali associati ad atrofia corticale prefrontale, insulare e temporale. I pazienti presentano un disturbo del riconoscimento emotivo [6, 64, 70] , un disturbo generale e grave della teoria dello spirito [37, 64, 71] e della regolazione emotiva [72] , una diminuzione dell’empatia [73] e una rottura del circuito di ricompensa [74, 75] ; la malattia di Alzheimer, la malattia neurodegenerativa più comune, si traduce in disturbi della regolazione emotiva [76] , in difficoltà della teoria dello spirito [77] e in un disturbo di riconoscimento delle emozioni [70] . Questi disturbi sono, tuttavia, in relazione con la gravità del deterioramento cognitivo globale [70, 78] ; la malattia di Parkinson: un disturbo del riconoscimento emotivo può essere osservato nella malattia di Parkinson [79] , così come può essere osservata la disfunzione di alcuni aspetti della teoria dello spirito e dell’empatia, legati a un deterioramento cognitivo globale [80] ; altre malattie: si osservano anche un disturbo variabile della cognizione sociale nella depressione (in relazione con la gravità dei sintomi depressivi e con la compromissione esecutiva [81] ) e nel disturbo bipolare (più grave nella fase acuta, ma presente anche nel paziente eutimico [82] ), la malattia di Huntington (malattia grave) [83] , il deficit di attenzione con o senza iperattività (malattia lieve) [84] , la sclerosi laterale amiotrofica (dove i disturbi sono legati al deficit esecutivo) [85] , la demenza semantica [86] , ma anche la sclerosi multipla, la sindrome di Williams, la sindrome di Prader-Willi, di Turner, di Rett e di Angelman e la dipendenza da alcol [87] .
Valutazione clinica Considerando l’importanza della cognizione sociale nel comportamento umano, la portata e la complessità dei meccanismi coinvolti nel suo buon funzionamento e il numero di malattie che possono interessarla, la valutazione della cognizione sociale è fondamentale in neurologia e in psichiatria. La sua importanza è stata riconosciuta anche nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), che ora considera la cognizione sociale come uno dei sei principali campi cognitivi [65] . I motivi per effettuare una valutazione della cognizione sociale sono evidenti per quantificare e caratterizzare i disturbi di un paziente, orientare una diagnosi e valutare l’efficacia di un intervento terapeutico. Durante questa valutazione, è anche EMC - Neurologia
Cognizione sociale I – 17-022-E-30
importante identificare se i disturbi osservati sono da attribuire a un disturbo specifico della cognizione sociale o se riflettono un deterioramento cognitivo più globale o non specifico (come un disturbo percettivo o mnemonico grave). Se l’uso di inventari e questionari comportamentali soggettivi serve per identificare i disturbi osservabili quotidianamente, come cambiamenti della personalità, perdita di empatia o disinibizione, una valutazione più dettagliata e obiettiva della cognizione sociale è imprescindibile, in particolare a seguito di una lesione acquisita o di sospetto di malattia neurodegenerativa. Un pannello di test esiste, quindi, per il clinico che desideri valutare le funzioni della cognizione sociale [87] , anche se non tengono conto dei limiti nella pratica clinica (compreso il periodo di tempo limitato e la sensibilità/specificità delle misure). Ecco un elenco parziale.
Teoria dello spirito • I riflessi delle false credenze sono tra i più comuni per valutare la teoria dello spirito. Essi valutano la capacità di una persona di capire che un’altra persona ha una fede diversa dalla propria e cosa è contrario alla realtà [88] . • Le valutazioni del sarcasmo o, più in generale, della pragmatica del linguaggio (ambiguità, umorismo, ironia) sono anch’esse comuni [89] . • Il test delle storie strane coinvolge la valutazione della comprensione di una storia che richiede l’assegnazione di un particolare stato mentale al protagonista [90] . • Nel Reading the Mind in The Eyes Test, il paziente deve giudicare lo stato mentale o sentimentale di una persona a partire dalla fotografia del suo sguardo [91] . • Il test dei passi falsi consiste in brevi scene scritte che contengono o meno una gaffe che il paziente deve individuare e spiegare comprendendo le credenze, le intenzioni, il contesto e i sentimenti dei personaggi [92] .
Empatia • Il quoziente dell’empatia è un auto/eteroquestionario, che consente di valutare la capacità di comprendere e prevedere il comportamento degli altri e la natura delle risposte emotive verso gli altri [93] . • L’indice di reattività interpersonale è un auto/eteroquestionario che consente di valutare l’interesse e la preoccupazione per gli altri [94] . • Il test poliedrico dell’empatia valuta oggettivamente le risposte empatiche del paziente di fronte a fotografie emotive [95] .
Cognition Battery [97] ) e, a volte, brevi, ma all’origine di una valutazione multidimensionale della cognizione sociale (Mini-Social Cognition & Emotional Assessment [mini-SEA] convalidato in francese [98] ). Per concludere questa parte relativa alla valutazione, si noti che il supposto effetto del genere sulla teoria della capacità dello spirito/empatia non è mai stato verificato in modo affidabile in letteratura [99] .
Conclusioni Questo articolo presenta le caratteristiche della cognizione sociale, le sue basi neuroanatomiche, le malattie in cui l’alterazione è frequente e anche gli strumenti attualmente disponibili per valutare il contesto clinico. Il campo delle neuroscienze sociali è dinamico e i progressi sono frequenti, un punto positivo per questo argomento a lungo trascurato. Tuttavia, la pratica clinica deve anch’essa proseguire ed evolvere: la valutazione della cognizione sociale dovrebbe essere sistematica in neuropsicologia e nuovi test clinici devono essere sviluppati per consentire una valutazione più obiettiva, precisa e specifica dei numerosi processi della cognizione sociale. Questo progresso clinico richiede progressi sperimentali avanzati. Infatti, per avere una migliore comprensione e, in ultima analisi, una migliore valutazione, la cognizione sociale deve essere prima decostruita come qualsiasi altro campo cognitivo [37, 100] . Sarebbe anche auspicabile che i neuroscienziati e gli psicologi concordassero nel prendere in considerazione questo ampio campo cognitivo fondamentale per l’intelligenza e le relazioni umane, cosa che arricchirebbe la nostra concezione dell’intelligenza e ne ottimizzerebbe la misurazione. In definitiva, questo approccio potrebbe contribuire a migliorare, nella nostra società, delle funzioni come l’empatia. La qualità della vita delle generazioni future sarebbe ancora migliore. Infine, importanti progressi nel campo della cognizione sociale potrebbero avvenire presto attraverso le reti sociali su Internet, evidente terreno di prova per lo studio della prossimità o dell’influenza su larga scala. Ma, in questo campo, gli interessi finanziari che le aziende potranno ottenere dallo sfruttamento di questi dati, purtroppo, prevarranno sempre sull’arricchimento della conoscenza umana.
“ Punti importanti • La cognizione sociale è una dimensione fondamentale dell’adattamento sociale e dell’intelligenza umana. • Essa dipende molto da una rete temporo-insulinoprefrontale. • È alterata in molte malattie neurologiche o neuropsichiatriche, tra cui l’autismo, la schizofrenia e la demenza frontotemporale. • Deve essere valutata in modo sistematico a seguito di un ictus o di trauma cranico. • I test neuropsicologici sono convalidati e tradotti, per la sua valutazione, in francese e lo stesso vale per le batterie rapide come il “mini-SEA”.
Riconoscimento emotivo • Il test dei volti di Ekman è il test usato più frequentemente. Si basa sulla selezione, tra sette scelte, dell’etichetta emotiva corrispondente all’emozione espressa da un volto [15] . • I test basati sul morphing permettono di valutare il livello del paziente a soglie di intensità modificabili, rendendo questo protocollo sensibile ai cambiamenti longitudinali o terapeutici [96] . Tutti questi test hanno differenti proprietà psicometriche e valutano una serie di processi il cui numero varia notevolmente. Il loro utilizzo può, pertanto, dipendere dal quesito clinico. I test delle “false credenze” sono, per esempio, molto sensibili ai disturbi della teoria dello spirito, ma mancano di specificità nella diagnosi differenziale tra demenza frontotemporale e malattia di Alzheimer (poiché è deficitaria in entrambi i casi). Anch’esso molto sensibile, il test dei passi falsi permette di distinguere le due malattie efficacemente per il suo carattere multidimensionale (il test è gravemente carente nella demenza frontotemporale) [71, 74] . Infine, esistono molti altri strumenti che valutano le funzioni della cognizione sociale o sono in fase di sviluppo, compresi quelli che valutano la comprensione delle norme sociali o l’analisi del contesto nella situazione sociale. Infine, bisogna citare l’esistenza di rare batterie di valutazione della cognizione sociale, a volte lunghe e contenenti una valutazione delle funzioni esecutive e dei processi coinvolti nella decisionalità (Executive and Social EMC - Neurologia
Ringraziamenti: Questo articolo è stato scritto in conformità con la Charte Universcience per la parità tra donne e uomini nel campo della scienza e della tecnologia e, quindi, utilizza un linguaggio neutro rispetto al genere e inclusivo, per quanto possibile. Ringrazio Noémie Moreau, dottore di ricerca in neuroscienze, per la lettura critica di questo manoscritto.
Riferimenti bibliografici [1]
Kovács ÁM, Téglás E, Endress AD. The social sense: susceptibility to others’ beliefs in human infants and adults. Science 2010;330:1830–4.
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M. Bertoux, Docteur en neurosciences, neuropsychologue (
[email protected]). Department of Clinical Neurosciences, School of Medicine, University of Cambridge, Herschel Smith Building, Forvie Site, Hills Road, Cambridge CB2 0QQ, Royaume-Uni. Addenbrooke’s Hospital, Herschel Smith Building, Forvie Site, Hills Road, Cambridge CB2 0QQ, Royaume-Uni. Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Bertoux M. Cognizione sociale. EMC - Neurologia 2017;17(1):1-7 [Articolo I – 17-022-E-30].
Disponibile su www.em-consulte.com/it Algoritmi decisionali
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