Cosmetologia della pelle nera

Cosmetologia della pelle nera

 I – 50-220-I-10 Cosmetologia della pelle nera F. Ly, M. Ndiaye, A. Diop, B.A. Diatta, M. Diallo La cosmetologia della pelle nera presenta alcune s...

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Cosmetologia della pelle nera F. Ly, M. Ndiaye, A. Diop, B.A. Diatta, M. Diallo La cosmetologia della pelle nera presenta alcune specificità che sono correlate non solo alle particolarità istologiche e funzionali della pelle nera, ma anche ad abitudini cosmetiche differenti. I bisogni cosmetologici specifici dei soggetti con pelle nera hanno dato origine all’etnocosmetologia, che ubbidisce di più a una logica commerciale e che non tiene conto dei principi della cosmetovigilanza. È così che le donne originarie dell’Africa subsahariana utilizzano delle sostanze schiarenti a scopo cosmetico, come i dermocorticoidi a forte attività e l’idrochinone, pratica le cui complicanze sono molto spesso rappresentate da disturbi discromici come l’ocronosi esogena. Al di fuori dell’utilizzo di prodotti depigmentanti a scopo cosmetico, si notano delle pratiche cosmetiche capillari quali l’utilizzo di prodotti rilassanti a base di soda, l’intreccio e la tessitura, che si complicano spesso con alopecia. Quest’ultima può essere o un’alopecia da trazione o un’alopecia centrifuga centrale cicatriziale. Le specificità funzionali della pelle nera, in particolare l’iperseborrea e la xerosi, sono all’origine di una richiesta di cure cosmetiche, da cui l’utilizzo corrente di emollienti nei soggetti con pelle nera. Infine, il grado di pigmentazione della pelle nera protegge dal fotoinvecchiamento, da cui un ricorso minore alle tecniche di ringiovanimento cutaneo. La gestione cosmetologica dei disturbi discromici su pelle nera con l’utilizzo di peeling o di laser può essere costellata di complicanze, quali l’iperpigmentazione paradossa, le cicatrici ipertrofiche o i cheloidi. © 2013 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati.

Parole chiave: Cosmetologia; Pelle nera; Etnocosmetologia; Prodotti depigmentanti; Ocronosi esogena; Cosmetovigilanza

 Introduzione

Struttura dell’articolo ■

Introduzione

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Valore simbolico della pelle nelle popolazioni con pelle nera

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Pratiche cosmetiche delle popolazioni con pelle nera Utilizzo di oli naturali, del burro di karité e dell’aloe vera Cure capillari Tatuaggi, trucco e altre pratiche cosmetiche Laser e peeling su pelle nera Depigmentazione cosmetica o volontaria

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Complicanze dermatologiche delle pratiche cosmetiche in popolazioni con pelle nera o pigmentata Depigmentazione cosmetica Complicanze legate all’utilizzo di cure capillari Complicanze legate ai tatuaggi effimeri Complicanze legate all’applicazione di unghie finte Complicanze legate all’utilizzo dell’incenso

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Conseguenze legate alle specificità funzionali della pelle nera

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Problema dell’invecchiamento cutaneo della pelle nera

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Conclusioni

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EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei Volume 10 > n◦ 1 > luglio 2013 http://dx.doi.org/10.1016/S1776-0313(13)64707-3

La cosmetologia è definita come lo studio delle cure del corpo e dei loro effetti sull’organismo. Il cosmetico è definito come ogni sostanza o preparazione destinate a essere poste a contatto con le parti superficiali del corpo umano (epidermide, capelli, peli, unghie, labbra, organi genitali esterni, mucosa orale e denti), allo scopo esclusivo di pulirle, profumarle, proteggerle per mantenerle in buono stato, modificarne l’aspetto o correggere gli odori corporali [1] . L’effetto benefico delle pratiche cosmetiche sulla psiche è dimostrato da più di un decennio [2] . Il concetto di etnocosmetico, apparso da oltre una decina d’anni, qualifica i prodotti cosmetici specifici per le pelli pigmentate. Si definiscono con il termine di pelli etniche le pelli nere, asiatiche e ispaniche [3] . Il termine caucasico indicherà un europeo o un soggetto di ascendenza europea, mentre il termine ispanico indicherà gli indiani dell’America meridionale. Questo concetto di etnocosmetico è nato da parecchi decenni negli Stati Uniti, dove ubbidisce innanzitutto a una logica commerciale. Non esiste una definizione consensuale della pelle nera che corrisponde ai fototipi V e VI della classificazione di Fitzpatrick. In questo articolo ci interesseremo unicamente alla cosmetologia della

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pelle nera, che presenta alcune specificità. Infatti, oltre alle pratiche cosmetiche abituali, esistono altre pratiche che consistono nell’utilizzo a scopo cosmetico di prodotti depigmentanti, soprattutto dei dermocorticoidi e delle sostanze a base di idrochinone [4] . Dopo un accenno alle differenze strutturali e funzionali tra la cute nera e quella bianca, affronteremo il capitolo dedicato al valore simbolico della pelle nera, a cui seguiranno i capitoli sulle pratiche cosmetiche su pelli nere e sulle complicanze di alcune di queste pratiche.

 Valore simbolico della pelle nelle popolazioni con pelle nera La bellezza e l’aspetto della cute e dei capelli sono sempre stati una preoccupazione dell’essere umano e l’utilizzo dei prodotti cosmetici è costante per raggiungere questo obiettivo. Già all’epoca dei faraoni, uno dei principali criteri di bellezza era rappresentato da una pelle liscia e chiara senza imperfezioni né peli. I bagni e le cure cosmetiche eseguiti nella Grecia antica rappresentano gli antenati delle terme e dei centri di talassoterapia. La pelle simboleggia, quindi, la bellezza tanto nell’uomo che nella donna, ma soprattutto in quest’ultima. In numerose popolazioni africane, una pelle bella è assimilata a una pelle chiara e, a questo titolo, la cute è investita di numerosi significati. Essa è considerata a volte come uno strumento di apparato e, a volte, come un’acconciatura o un oggetto di seduzione. Inoltre, la cute è il riflesso del livello socioeconomico: una tinta scura è sinonimo di un basso livello socioeconomico, mentre una pelle chiara è testimonianza di un livello socioeconomico elevato [5] .

 Pratiche cosmetiche delle popolazioni con pelle nera Le pratiche cosmetiche delle popolazioni nere sono variabili da un continente all’altro, anche se si riscontrano delle similitudini, in particolare per le cure capillari e l’idratazione della cute.

Utilizzo di oli naturali, del burro di karité e dell’aloe vera Gli oli naturali africani sono utilizzati per le loro numerose virtù, tra cui l’idratazione cutanea. È così che le donne e anche gli uomini originari dell’Africa subsahariana utilizzano l’olio di anacardio, l’olio di baobab, l’olio di neem e l’olio di moringa. Quest’ultimo, grazie alla sua ricchezza di acidi grassi insaturi e di vitamina E, ha un ruolo nell’idratazione e nella flessibilità della cute sciupata. La vitamina E, antiossidante naturale, svolge un ruolo nella prevenzione dell’invecchiamento della cute. Gli acidi grassi essenziali (soprattutto linoleici) entrano per circa il 25% nella composizione della noce di anacardio. Questi acidi polinsaturi partecipano attivamente alla costruzione degli strati superiori dell’epidermide favorendo la sua elasticità. Per la sua ricchezza di acidi grassi insaturi e di vitamina E e per l’effetto sinergico di questi componenti, l’olio di anacardio si utilizza in cosmesi come additivo nelle formulazioni delle creme da giorno e delle creme antirughe, per la cura delle pelli secche e dei capelli, nei balsami per le mani o per le labbra e come olio per i massaggi [6] . Il burro di karité (Butyrospermum parkii o Vitellaria paradoxa), che appartiene alla famiglia delle sapotacee, è ampiamente utilizzato come prodotto cosmetico [7] . Una fabbricazione artigianale è comune nell’Africa sub-

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Figura 1. Aggiunta di capelli artificiali durante la realizzazione delle trecce.

sahariana, ma esso è utilizzato anche nell’industria dei cosmetici. Il suo utilizzo è comune per la protezione e la cura dei capelli, di cui favorirebbe la crescita. Si può usare come maschera o come preparato. Nel periodo freddo, serve a idratare la cute e le labbra, da cui il suo utilizzo come balsamo o lucidalabbra. Infine, combatterebbe l’invecchiamento cutaneo. L’aloe vera, il cui nome scientifico è Aloe barbadensis miller, appartiene alla famiglia delle liliacee e avrebbe numerose virtù cosmetiche. Essa contiene almeno 75 componenti attivi tra cui delle vitamine, degli enzimi, dei sali minerali, degli zuccheri, delle saponine dell’acido salicilico e degli aminoacidi. Le sue proprietà antiossidanti, antiradicali e idratanti ne fanno un cosmetico ampiamente utilizzato dai soggetti con pelle nera tanto in Africa, che in Asia e in America [8] . Entra nella composizione di numerosi prodotti cosmetici, sotto forma di gel o di latte corporeo. Essa svolge un ruolo nella stimolazione e nella rigenerazione cellulare a livello della cute.

Cure capillari Le cure capillari utilizzate dalle donne di origine africana sono varie. I parrucchieri sono numerosi nelle grandi città africane, ma anche negli Stati Uniti, e rappresentano un passaggio obbligato nella vita estetica di numerose donne africane e afroamericane. Negli Stati Uniti, il costo economico globale dedicato all’acquisto dei prodotti capillari usati dagli afroamericani è stimato pari a 10 miliardi di dollari americani (Huffington Post). Le pratiche cosmetiche capillari sono variabili: l’intreccio, la tessitura, la stiratura e il lisciaggio. Esistono numerose varietà di trecce (coda di cavallo, pigtail, trecce, cornrows) che sono realizzate o con capelli naturali o con un’estensione con capelli artificiali. Quanto alla tessitura, essa consiste nel cucire sui capelli naturali preventivamente intrecciati dei capelli artificiali (Fig. 1). Si distinguono classicamente due tipi di stiratura: la stiratura a caldo (stiratura fisica) e la stiratura a freddo (stiratura chimica). La prima consiste nell’ammorbidire i capelli grazie a una fonte di calore come un pettine metallico precedentemente riscaldato. Questo tipo di stiratura richiede delle applicazioni sui capelli di pomate grasse, come la vaselina o il burro di karité. Quanto al secondo, si realizza con l’ausilio di prodotti chimici alcalini a base di soda o di tioglicolato di ammonio; questi ultimi sono prodotti da industrie cosmetiche ed esistono più di 50 marche sul mercato. Il meccanismo consiste in una EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei

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rottura dei ponti disolfuro, seguita dalla creazione di nuovi ponti. L’effetto è più o meno permanente, ma occorre ripetere il processo ogni due mesi sulla zona di ricrescita dei capelli. La riduzione consiste in un’apertura dei ponti disolfuro con un agente riducente: acido tioglicolico in presenza di ammoniaca o di un agente alcalino, il carbonato di guanidina. La cistina è, allora, ridotta a cisteina. Durante questa fase, si assiste a una messa in forma del capello tramite stiramento (o avvolgimento), mentre, durante l’ossidazione, avviene una nuova formazione dei ponti disolfuro grazie a un agente ossidante (acqua ossigenata). Recentemente, uno studio sudafricano [9] ha permesso, grazie a un’analisi mediante cromatografia degli aminoacidi, di evidenziare delle differenze tra capelli naturali, capelli stirati sani e capelli stirati malati. Erano presenti una riduzione della cistina, della citrullina e dell’arginina e un aumento della glutammina a livello dei capelli malati. I prodotti per la stiratura provocano, quindi, una riduzione della composizione della cistina, inducendo, così, una fragilità dei capelli. La frequenza di utilizzo dei prodotti per la stiratura è relativamente elevata; degli studi realizzati negli Stati Uniti dimostrano che due terzi delle donne fanno ricorso a questi prodotti [8] . Nell’Africa subsahariana, tra le donne che si presentano a visita per un’alopecia, il 78% riferisce l’utilizzo di prodotti per la stiratura [10] con una frequenza variabile: mensile (38%), bimestrale (45%) o trimestrale (17%). In Sudafrica, più della metà delle donne che si rivolgono a un’unità di dermatologia per un’alopecia utilizza dei prodotti per la stiratura chimici o delle permanenti [9] . Al di fuori di questi prodotti per la stiratura di produzione industriale, ne esistono altri di produzione artigianale, a base di soda caustica, che, per il loro costo poco elevato, sono relativamente accessibili e di utilizzo comune. Infine, segnaliamo la comparsa in questi ultimi anni di nuove pratiche di stiratura: si tratta del lisciaggio, che associa gli effetti della stiratura chimica (detta «a freddo») e della stiratura a caldo associata a un rivestimento «cheratina». Questa tecnica è poco praticata a causa del suo costo economico elevato (400 euro) e della durata della seduta (in media 3 ore). Si distinguono essenzialmente due varianti: il lisciaggio brasiliano e il lisciaggio giapponese. Il primo consiste in una rottura dei ponti idrogeno e utilizza una preparazione al cacao e alla cheratina 100% naturale, che, anziché modificare il capello dall’interno, lo avvolge e lo inguaina per renderlo più morbido e più facilmente «pettinabile». Il secondo è permanente e consiste in una rottura dei legami disolfuro [10] . Alcune marche per il lisciaggio brasiliane contengono del formolo, il cui carattere cancerogeno è attualmente ben stabilito. Ciò ha portato l’Agenzia francese di sicurezza sanitaria dei prodotti di salute (AFSSAPS) a formulare una lista di marche di prodotti di lisciaggio brasiliani contenenti formaldeide a tassi superiori rispetto al limite regolamentare.

Tatuaggi, trucco e altre pratiche cosmetiche Tatuaggi [11] L’henné è un tatuaggio superficiale e transitorio utilizzato comunemente; esso è ottenuto a partire dalla polvere di una pianta che cresce nel deserto, la Lawsonia inermis, mescolata a dell’acqua per ottenere una pasta di colore arancione. L’henné è, allora, applicato sulla cute secondo figure diverse e varie. Il lungo periodo di fissazione (dalle 2 alle 12 ore) permette di ottenere un colore da arancio a rosso-marrone. Per ottenere una tinta più scura (nera), le applicazioni sono ripetute varie volte oppure si aggiunge all’henné dell’indaco o della parafenilene diamina, il che EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei

permette di abbreviare il tempo di fissazione. L’henné rappresenta per le donne originarie dell’Africa subsahariana un ornamento molto utilizzato, soprattutto in occasione di eventi festivi. Attualmente, i tatuaggi mediante pigmenti industriali fanno la loro comparsa nelle grandi capitali africane ma anche in Indonesia e fanno parte delle procedure cosmetiche usuali. Il tatuaggio gengivale è spesso utilizzato a scopo estetico e il contrasto degli effetti del colore grigio-nero della gengiva con il bianco latteo dei denti è molto apprezzato dalle donne africane. Per ricoprire la gengiva sono utilizzati tre tipi principali di prodotti; essi derivano dalla carbonizzazione dell’olio («pimpi olio»), dell’arachide («pimpi arachide») o del petrolio («pimpi lampada a petrolio»). Questo pigmento è fissato grazie a degli aghi da cucito o a delle spine vegetali precedentemente sterilizzati e che sono riuniti a decine. Questo metodo tradizionale tende a essere sostituito da un metodo di odontoiatria moderna. Più che un fenomeno di moda, questo elemento del patrimonio culturale africano è allo stesso tempo iniziazione, criterio di bellezza, ma anche pratica terapeutica, poiché il tatuaggio gengivale è associato a una riduzione dell’infiammazione gengivale e delle emorragie della gengiva [12] . Si tratta di un tatuaggio permanente.

Trucco Sempre più prodotti per il trucco specifici per le pelli nere e meticce sono comparsi sul mercato cosmetico e numerosi negozi on-line propongono varie gamme di trucco. Tuttavia, esistono pochi studi scientifici dedicati a tali prodotti, tanto a proposito della loro composizione che delle loro differenze con i prodotti cosmetici utilizzati per i soggetti caucasici.

Utilizzo dell’incenso Con l’obiettivo di imbalsamare il corpo e i vestiti, l’utilizzo dell’incenso è una pratica corrente per le donne originarie dell’Africa subsahariana. La preparazione dell’incenso utilizza varie fragranze, delle essenze e degli oli essenziali importati dal Medio Oriente e dall’Indonesia. La base è costituita da alberi che appartengono al genere Boswellia ritrovati nel deserto (Benin, Yemen). Le modalità di utilizzo sono variabili: esso è o bruciato in un incensiere o posto a contatto diretto con la cute, avvolto in un tessuto di garza.

Altre pratiche cosmetiche Altre procedure cosmetiche sono comparse recentemente nelle grandi città africane come nei paesi europei: si tratta dell’applicazione di ciglia finte e di unghie finte [13] . L’utilizzo dello stuzzicadenti è una pratica cosmetica molto diffusa tra le popolazioni dell’Africa subsahariana; esso è utilizzato soprattutto per le cure orodentali, ma è anche il simbolo di una certa eleganza per le donne africane. Esso è considerato attualmente come un coadiuvante dello spazzolino da denti. Proviene dagli alberi o dagli arbusti che crescono spesso nel deserto, tra cui l’atil (Maerua crassifolia), che è un arbusto sempreverde di 3-4 m di altezza, che raggiunge, a volte, gli 8-10 m [14] . Il guanto da bagno in rete è un accessorio da bagno molto utilizzato dalle popolazioni originarie dell’Africa subsahariana per la sua capacità di scrostare la cute.

Laser e peeling su pelle nera Esistono numerose indicazioni del laser, tra cui depilazione e trattamento della pseudofollicolite della barba [15] . Il laser NY Yag 1 064 nm è quello che ha i minori effetti secondari. Tuttavia, è segnalata la possibilità di insorgenza di effetti secondari tipo depigmentazione o ipopigmentazione, ma questi ultimi sarebbero rari. Anche il laser

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abrasivo frazionato è stato utilizzato con successo per il trattamento dei tatuaggi [15] . Su pelli pigmentate, si raccomanda di restare al di sotto della soglia eritematosa minima. L’utilizzo dei peeling su pelli pigmentate è indicato per l’iperpigmentazione postinfiammatoria e per i pori dilatati. I diversi prodotti che possono essere utilizzati sono i seguenti: acido glicolico, acido salicilico, acido tricloroacetico e soluzione di Jessner. Per l’acido glicolico, il tempo di applicazione deve essere limitato a 2-3 minuti su pelle nera [16] . Le tecniche di dermofilling sono state usate con successo sulle pelli pigmentate negli Stati Uniti. Tuttavia, la prudenza è di rigore, a causa degli effetti secondari come l’ipopigmentazione. Infine, segnaliamo l’utilizzo di alcuni prodotti depigmentanti come l’acido kojico, l’acido glicolico e la soia, usati per correggere l’iperpigmentazione postinfiammatoria. Nelle donne con pelle pigmentata si rileva anche un altro tipo di depigmentazione cosmetica: i prodotti utilizzati non sono dei cosmetici ma dei farmaci utilizzati al di fuori delle loro indicazioni

Depigmentazione cosmetica o volontaria La depigmentazione cosmetica, detta anche depigmentazione volontaria o depigmentazione artificiale, consiste in un’applicazione sulla pelle di composti o di prodotti le cui proprietà depigmentanti sono definite [16] . Si tratta di una pratica riscontrata nei pazienti originari dall’Africa e la cui prevalenza varia dal 25% al 90% secondo i paesi. Essa è soprattutto femminile.

Prodotti depigmentanti Essi sono di natura e di composizione varie: si distinguono i prodotti di fabbricazione artigianale e i prodotti di fabbricazione industriale. I prodotti di fabbricazione artigianale sono confezionati dalle donne, che mescolano diversi prodotti: olio di palma, uova, sapone, shampoo e dermocorticoidi (propionato di clobetasolo o dipropionato di betametasone). Questa miscela è portata a ebollizione. Gli ingredienti di base variano e tutte le donne custodiscono gelosamente i propri segreti di fabbricazione. Quanto ai prodotti industriali, essi sono costituiti essenzialmente dai dermocorticoidi e dai composti a base di idrochinone, di mercurio, di acidi di frutta e di carotene. Nella Tabella 1 sono riportati alcuni dei principali prodotti depigmentanti usati a scopo cosmetico dalle donne originarie dell’Africa subsahariana. Una lista esauriente dei prodotti depigmentanti a base di dermocorticoidi e di idrochinone è stata recentemente pubblicata dalla Società francese di dermatologia [17] . Idrochinone [18–20] Si tratta di un composto fenolico detto anche 1-4 diidrobenzene. La dimostrazione dell’attività depigmentante dell’idrochinone è stata segnalata per la prima volta da Oettel nel 1936. Il meccanismo d’azione è duplice: inibizione diretta della melanogenesi per eliminazione della tirosinasi e indiretta per liberazione di radicali liberi di semichinone, tossici per i melanosomi. Degli studi condotti nel ratto e sulla pelle umana in vitro hanno mostrato una penetrazione dell’idrochinone attraverso gli strati cutanei e il suo passaggio nella circolazione sanguigna. Segnaliamo che, in Francia, l’idrochinone è vietato nella fabbricazione dei prodotti cosmetici. Corticosteroidi topici [21, 22] Essi sono classificati in quattro classi secondo il loro grado di attività determinato in funzione della loro capacità di provocare uno sbiancamento della cute per vasocostrizione nel derma papillare. Agiscono per

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inibizione della pro-opiomelanocortina, precursore del melanocyte stimulating hormone (␣-MSH) prodotto nel lobo intermedio dell’ipofisi e che stimola la produzione di melanina epidermica. Questi prodotti sono largamente utilizzati dalle donne originarie dell’Africa subsahariana e sono in commercio in tubi di 20-30 g con nomi di specialità molto suggestivi della loro indicazione depigmentante (Vit-Fée, ecc.). Essi sono importati dall’Europa, ma sono anche contraffatti in Asia. Mercurio Esiste sotto due forme: organico e inorganico. Le creme e le pomate a base di mercurio sono utilizzate a scopo depigmentante in numerose specialità in creme e in sapone. Il loro meccanismo d’azione deriva da un’inibizione degli enzimi come la tirosinasi, che induce una riduzione della melanogenesi. Vaselina salicilata (5-50%) Essa è in commercio in diverse farmacie senza prescrizione medica, per essere utilizzata nella fase intensiva della depigmentazione artificiale (cfr. infra). Carotene e acidi di frutta Essi sono usati anche sotto forma di latti corporei o di creme a scopo depigmentante.

Modalità di utilizzo dei prodotti depigmentanti [4] Di solito sono descritte due fasi: una prima fase intensiva, seguita da una fase di mantenimento durante la quale l’applicazione dei prodotti è più distanziata. Le modalità sono variabili: il numero di prodotti utilizzati è in media di due, ma può arrivare fino a sette. Questi prodotti possono essere mescolati in un contenitore e possono essere conservati per un periodo più o meno lungo. Generalmente si esegue una sola applicazione direttamente sulla pelle, seguita o meno da un’occlusione in funzione dell’intensità della depigmentazione desiderata. Anche per la depigmentazione intensa si realizza un’occlusione e, in casi estremi, avviene che il prodotto rimanga parecchi giorni a contatto con la pelle senza lavaggio. L’applicazione si può eseguire su una parte (volto) o sulla totalità della pelle umida (92%), con un numero di applicazioni variabile da una a due al giorno. Esistono delle variazioni stagionali: il numero delle applicazioni è ridotto nella stagione calda-umida a causa della forte canicola, al contrario della stagione secca durante la quale fa più freddo, con un’accentuazione delle xerosi e un numero delle applicazioni aumentato. Analogamente, nel corso della gravidanza, si può avere un potenziamento della pratica soprattutto durante l’ultimo trimestre [23] . La durata media della pratica in pazienti che presentano complicanze è di dieci anni e la quantità mensile di dermocorticoidi di livello 1 utilizzata è di 350 g [4] .

 Complicanze dermatologiche delle pratiche cosmetiche in popolazioni con pelle nera o pigmentata Depigmentazione cosmetica Complicanze legate all’utilizzo dell’idrochinone Ocronosi esogena Essa è stata descritta per la prima volta da Findlay nel 1975 [24] in donne sudafricane. È relativamente frequente, EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei

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Tabella 1. Prodotti depigmentanti usati a scopo cosmetico. Composti

Sostanza

Fenolici

Idrochinone

Dermocorticoidi di livello 1

Dermocorticoidi di livello 2

Mercuriali

Associazione di diverse sostanze

Nome commerciale

Presentazione

Skin light

Crema, latte, sapone

Niuma

Latte

Top-tone

Crema

Cute Chiara

Crema, latte

MGC

Latte

Akagni

Crema

Clairliss

Crema, latte

Black Star

Latte

HT26

Latte

CBL

Latte

Emos

Crema

Zarina®

Crema

Tenovate®

Crema, gel

Movate®

Crema

Clovate®

Crema

Niuma Extra Clear

Crema

PC

Crema, gel

Luce

Crema

Diana

Crema

Civic

Crema, gel

Fashion fair

Crema

Neoprosone

Gel

Topgel®

Gel

Maxim

Gel

Niuma

Sapone

Movate®

Sapone

Jaribu

Sapone

Cloruro di mercurio

Crema de Belleza

Crema

Bi-ioduro di mercurio

AsepsoTM

Sapone

Propionato di clobetasolo

Betametasone

Ioduro di mercurio

Idrochinone e corticoide esterificato

GG

Crema, latte

Vit-Fée

Crema

con una prevalenza del 4-9,6% nelle donne senegalesi nella serie di Raynaud [25] . Il periodo di comparsa medio dopo l’inizio dell’applicazione dell’idrochinone è di 8 anni, comunque sono stati segnalati dei tempi più corti, da 6 mesi a 4 anni, legati indubbiamente a una forte concentrazione di idrochinone dei prodotti depigmentanti [26] oppure a causa dell’applicazione concomitante di creme contenenti del resorcinolo, altra sostanza che induce ocronosi esogena (Fig. 2). Essa realizza un ampio piastrone iperpigmentato delle zone convesse del volto (aree zigomatiche), mentre la regione mediofacciale è interessata modicamente (Fig. 3). La localizzazione preferenziale dell’ocronosi esogena è sulle zone fotoesposte e la si osserva anche sul dorso del piede. Un’altra variante è costituita dall’aspetto bluastro localizzato al padiglione dell’orecchio, dove la cute è, allora, sottile e trasparente. Dermatosi pseudolupiche e lichenoidi [25, 26] Sono descritte due forme: la forma lichenoide disseminata e la forma «violetta» perioculare. La prima, localizzata alla palpebra inferiore e alla regione sotto-orbitale, è costituita da papule ovalari bluastre, disseminate sul viso e sulla scollatura, con un orletto sopraelevato, un centro iperpigmentato e un’estensione centrifuga che conferiscono un aspetto di lichen anulare o di lupus eritematoso cronico. La seconda esordisce con un prurito a un angolo dell’occhio associato a una lesione sollevata a limiti netti a forma di cuscinetto o di orletto roseo; la regressione spontanea è abituale, con la possibilità di una ripresa evolutiva. EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei

Figura 2.

Papule nerastre nell’ocronosi esogena.

L’interruzione della pratica di depigmentazione artificiale non si accompagna sempre a una regressione delle lesioni.

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Figura 3. gena.

Chiazza iperpigmentata del volto nell’ocronosi eso-

Figura 6. Smagliature della faccia interna delle cosce che complicano la depigmentazione artificiale con dermocorticoidi.

Essa è la testimonianza dell’utilizzo di prodotti a base di idrochinone e le applicazioni diurne in un contesto di soleggiamento eccessivo contribuiscono all’instaurazione di questo disturbo pigmentario. Altre discromie Sono variabili: si tratta o di un’iperpigmentazione delle articolazioni metacarpofalangee delle mani e interfalangee delle mani e dei piedi o di una depigmentazione a coriandoli degli arti, soprattutto degli avambracci [27] . Tuttavia, questo aspetto clinico non è specifico della depigmentazione artificiale; si è potuto osservare in altre situazioni cliniche con una tendenza familiare. Una pigmentazione brunastra delle unghie è un segno classico di utilizzo prolungato dell’idrochinone.

Figura 4. Poichilodermia complicante una depigmentazione artificiale a livello del braccio.

Figura 5. Iperpigmentazione a occhiali durante la depigmentazione artificiale con idrochinone.

Poichilodermia postdepigmentazione artificiale Clinicamente, essa è caratterizzata dalla triade atrofia cutanea, fini macule iperpigmentate e acromiche e teleangiectasie. Si localizza sulla base e sulle facce laterali del collo. L’evoluzione è verso la regressione dei disturbi pigmentari, con una persistenza dell’atrofia epidermica (Fig. 4). Gli aspetti istologici associano un’atrofia epidermica, una degenerazione marcata delle cellule basali e un infiltrato linfoistiocitario a una dilatazione dei capillari del derma superficiale. All’interno dell’infiltrato, si notano numerosi melanofagi che indicano un’incontinenza pigmentaria. Iperpigmentazione a occhiali L’iperpigmentazione perioculare a «ombretto» o a «occhiali», forma una larga macula localizzata sulla circonferenza degli occhi e debordante sugli zigomi (Fig. 5).

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Complicanze legate all’utilizzo dei dermocorticoidi Il loro utilizzo a lungo corso è spesso associato a infezioni cutanee batteriche, micotiche, parassitarie o virali. Queste infezioni sono caratterizzate da una modificazione delle loro caratteristiche semeiologiche abituali, dal loro carattere recidivante e dalla resistenza alle terapie usuali [17] . I disturbi estetici osservati a lungo corso sono i seguenti: smagliature, atrofia cutanea, ittiosi pretibiale e cheratosi pilare. Le smagliature sono ampie, profonde, profuse (Fig. 6) e irreversibili. Esse rappresentano raramente un motivo di visita.

Complicanze legate all’utilizzo di mercurio Le creme depigmentanti a base di mercurio contengono abitualmente del cloruro di mercurio o calomelano e del cloruro di mercurio ammoniacale, che sono dei sali organici. L’esposizione acuta o cronica al mercurio può accompagnarsi a disturbi cutanei, renali e neurologici. Le pomate schiarenti a base di mercurio costituiscono una causa emergente di tossicità mercuriale [28] . Le complicanze cutanee comuni sono le seguenti: eczema da contatto allergico, flushing, eritrodermia, porpora, gengivostomatite e decolorazione delle unghie. Per quanto riguarda l’intossicazione cronica, essa può accompagnarsi a un’iperpigmentazione paradossa che potrebbe derivare da un granuloma da corpi estranei contenenti del mercurio. EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei

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Figura 8. Figura 7.

Eczema da contatto allergico al tatuaggio.

Alopecia centrifuga cicatriziale e cronica.

Complicanze legate all’utilizzo degli altri prodotti depigmentanti Gli effetti cutanei degli altri prodotti depigmentanti come gli estratti vegetali e il carotene sono mal documentati. Essi sono, il più delle volte, presenti in miscele; l’imputabilità individuale è difficile da stabilire.

Complicanze legate all’utilizzo di cure capillari L’alopecia da trazione è classica nelle donne che portano abitualmente trecce molto strette. Essa si localizza sulle regioni temporali e frontali e assume una forma triangolare. È possibile una persistenza di capelli normali e la regressione è la regola all’interruzione delle manovre. I prodotti per la stiratura sono incriminati in numerosi accidenti acuti, come delle ustioni chimiche a volte molto gravi e l’alopecia totale. A lungo corso, è descritto un tipo particolare di alopecia: si tratta dell’alopecia centrale centrifuga e cicatriziale (CCCA) il cui aspetto è rappresentato sulla Figura 7. Numerosi fattori cosmetici sono incriminati nella patogenesi, tra cui la stiratura con pettine caldo o con prodotti a base di soda. Le diverse manovre di intreccio e tessitura aggiunte, favorendo l’alopecia da trazione, contribuiscono all’instaurazione di questa forma di alopecia cicatriziale. Inoltre, sono incriminati fattori genetici e nutrizionali, come anche le applicazioni regolari di pomate grasse sul cuoio capelluto. Sul piano fisiopatologico, si riscontra una riduzione della concentrazione di aminoacidi nei capelli. Una riduzione dell’espressione della cheratina 75 è evidenziata a livello del follicolo pilosebaceo [29] . L’esame anatomopatologico riscontra una desquamazione precoce all’interno della radice della guaina sottoistmica caratteristica ma non specifica della CCCA. Infine segnaliamo la comparsa della classica «acne da pomata» legata all’applicazione di corpi grassi sui capelli. Questa acne di tipo ritenzionale si localizza spesso sulla fronte.

Complicanze legate ai tatuaggi effimeri La più comune è rappresentata dall’eczema da contatto allergico, che può assumere una forma particolarmente acuta con presenza di bolle (Fig. 8). Gli allergeni incriminati sono la parafenilene diamina (PPD) aggiunta all’henné naturale. La topografia preferenziale si localizza alle mani e ai piedi, ma possono essere interessati il viso e il cuoio capelluto [19] . EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei

Figura 9. finte.

Eczema da contatto dopo l’applicazione di unghie

Complicanze legate all’applicazione di unghie finte L’applicazione di unghie finte può complicarsi con un eczema da contatto allergico (Fig. 9) della regione paronichiale, ma anche a distanza, per il fenomeno di allergia da contatto trasmessa dalle mani. Gli acrilati più spesso incriminati sono il dimetacrilato, l’idrossimetile metacrilato, il trietilene glicole dimetacrilato, il 2-idrossipropil metacrilato e il metil metacrilato. Sono segnalate anche delle complicanze infettive (paterecci) [13] .

Complicanze legate all’utilizzo dell’incenso Esso può accompagnarsi a un eczema da contatto allergico aerotrasportato localizzato sul viso quando i prodotti sono utilizzati su carbone caldo e sulla zona di applicazione quando i prodotti sono a contatto diretto con la cute.

 Conseguenze legate alle specificità funzionali della pelle nera Una tendenza alla xerosi cutanea è particolarmente frequente nei soggetti di pelle nera. Questa situazione,

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I – 50-220-I-10  Cosmetologia della pelle nera

 Riferimenti bibliografici [1] [2] [3]

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[6] [7] Figura 10. artificiale.

Cheratosi pilare nel corso della depigmentazione

[8] osservata tanto nelle zone tropicali quanto nelle zone temperate, è facilitata dall’utilizzo di detergenti, dall’uso di guanti di crine oppure a rete e da uno sfregamento vigoroso della cute. Essa è più marcata dopo la doccia, conferendo alla pelle un aspetto spento e biancastro. Si accompagna a un prurito intenso e l’esame della cute evidenzia delle lesioni da grattamento e una cheratosi pilare (Fig. 10) molto marcata [30] .

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 Problema dell’invecchiamento cutaneo della pelle nera Il grado di pigmentazione conferisce una fotoprotezione alle pelli pigmentate (generalmente i fototipi di Fitzpatrick da IV a V) da cui deriva un fotoinvecchiamento più tardivo di 10-20 anni rispetto alle pelli caucasiche. Inoltre, i segni che accompagnano questo fotoinvecchiamento sono meno gravi, in particolare per quanto riguarda la comparsa delle rughe [31] . Tuttavia, alcuni autori hanno evidenziato un invecchiamento prematuro su pelli pigmentate che si manifesta a livello della regione mediofacciale [32] . L’aspetto realizzato è una ptosi più che la comparsa di rughe. Inoltre, relativamente alle persone di carnagione chiara che sviluppano con l’età delle cheratosi seborroiche, quelle con pelle nera sono più inclini a sviluppare una dermatosi papulosa nigra.

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 Conclusioni La cosmetologia su pelle nera presenta alcune specificità rispetto alla cute caucasica, associate a differenze strutturali e funzionali, in particolare la pigmentazione melanica e l’aspetto crespo del capello africano. Alcune pratiche cosmetiche sono spesso associate a complicanze dermatologiche legate all’uso scorretto di alcuni prodotti utilizzati a scopo cosmetico. L’assenza di direttive chiare e di un quadro legislativo di cosmetovigilanza nell’Africa subsahariana rende vano qualsiasi tentativo di prevenzione di questi accidenti cosmetici.

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F. Ly ([email protected]). Service dermatologie IST/EPS Institut d’hygiène sociale de Dakar, Dakar, Sénégal. M. Ndiaye. Clinique dermatologique, CHU Aristide le Dantec, 30, avenue Pasteur, BP 3001 Dakar, Sénégal. A. Diop. Service dermatologie IST/EPS Institut d’hygiène sociale de Dakar, Dakar, Sénégal. B.A. Diatta. M. Diallo. Clinique dermatologique, CHU Aristide le Dantec, 30, avenue Pasteur, BP 3001 Dakar, Sénégal. Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Ly F, Ndiaye M, Diop A, Diatta BA, Diallo M. Cosmetologia della pelle nera. EMC - Cosmetologia medica e medicina degli inestetismi cutanei 2013;10(1):1-9 [Articolo I – 50-220-I-10].

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