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Scelta di un antibiotico A. Tazi, F. Bricaire Le prescrizioni di antibiotici sono tra quelle più frequenti, mentre i meccanismi di resistenza batterica non cessano di moltiplicarsi. Le conseguenze sono estremamente importanti: ogni terapia antibiotica deve essere efficace, mirata e rispettare al meglio l’ecologia batterica, il che implica che deve essere ragionata e giustificata. La giustificazione della terapia antibiotica si basa su tre criteri: la definizione del sito infetto, quella del o dei germi ritenuti responsabili dell’infezione e quella del contesto clinico in cui compare questa infezione. La scelta della terapia antibiotica dipende, allora, dalla farmacocinetica delle diverse molecole, dal loro spettro di attività e dalla loro tossicità. Non dovrebbero esserci più i problemi legati a prescrizioni alla cieca con ampia copertura che partecipano alla selezione dei batteri resistenti della flora commensale. La buona pratica della prescrizione degli antibiotici passa necessariamente per un uso razionale basato sull’analisi dell’infezione da trattare, la considerazione del contesto clinico, la conoscenza delle molecole utilizzate, l’epidemiologia batterica e la comprensione dei meccanismi e dell’evoluzione dei profili di resistenza. © 2007 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati.
Parole chiave: Antibioticoterapia; Resistenza batterica; Flora commensale; Ecologia batterica
Struttura dell’articolo ¶ Introduzione
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¶ Elementi di scelta di una terapia antibiotica: la giustificazione
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¶ Farmacocinetica Assorbimento Distribuzione Emivita sierica Eliminazione
2 2 2 2 2
¶ Spettri di attività
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¶ Tolleranza
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¶ Prescrizione
3
¶ Prelievo
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¶ Associazione di antibiotici
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fare ciò, deve essere mirata. Il successo è tanto più imperativo quanto più l’infezione rischia di essere grave. La terapia antibiotica deve anche rispettare al meglio l’ecologia batterica. Questo concetto può sembrare superfluo; ma non lo è: ogni prescrizione inadeguata partecipa a una pressione selettiva sui batteri che riduce potenzialmente l’efficacia delle molecole antibiotiche [2]. Se un antipertensivo conserva le sue proprietà qualunque siano le sue modalità di prescrizione, non è così per un antibiotico: è la ragione per cui ogni terapia antibiotica deve essere analizzata e giustificata. In tutte le circostanze questo iter razionale è sia possibile sia tassativo. L’uso razionale degli antibiotici deve quindi basarsi sulla conoscenza delle molecole utilizzate, l’analisi del l’infezione da trattare, la considerazione del contesto clinico in cui essa si presenta, l’epidemiologia batterica e la conoscenza dei meccanismi e dell’evoluzione dei profili di resistenza.
■ Introduzione
■ Elementi di scelta di una terapia antibiotica: la giustificazione
Prodotti da funghi o da batteri, o per sintesi o semisintesi, gli antibiotici sono in grado di inibire (attività batteriostatica) o di distruggere (attività battericida) alcune specie batteriche. Nella pratica medica le prescrizioni di antibiotici sono tra quelle più abituali e da qualche anno hanno conosciuto un considerevole sviluppo, proprio mentre si moltiplicano i meccanismi di resistenza batterica e in cui lo sviluppo di nuove molecole sembra sempre più difficile [1-3]. Questo largo uso richiede prudenza, tanto più che le conseguenze di questa prescrizione sono estremamente importanti: ogni terapia antibiotica deve prima di tutto essere efficace; per
Tre ordini di elementi sono alla base della giustificazione di una terapia antibiotica, tre risposte a tre domande: • Qual è la sede di infezione? • Qual è o quali sono i germi responsabili o presunti responsabili di questa infezione? • In quale contesto clinico si verifica quest’infezione? Alla prima domanda è il più delle volte facile rispondere: un’anamnesi e un esame obiettivo rigorosi permettono di determinare la sede interessata: respiratoria, urinaria, ossea ecc. Una sindrome setticemica rappresenta di per sé una sede, che interessa l’insieme dell’organismo.
Trattato di Medicina Akos
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I – 4-0840 ¶ Scelta di un antibiotico
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Distribuzione
È più difficile rispondere alla seconda domanda. Il germe o i germi responsabili devono tuttavia essere sempre sospettati e ciò è sempre possibile. L’isolamento di un germe tramite un prelievo, spesso desiderato, è lungi dall’essere una necessità. La conoscenza della sede infettata è sufficiente a determinare per deduzione il germe con una quasi-certezza (streptococco in occasione di un’angina; Escherichia coli per una prima infezione urinaria). In alternativa, un ragionamento probabilistico basato sulla risposta alle prime due domande permette, grazie a ad alcune conoscenze teoriche, di determinare i germi che si possono sospettare: pneumococco, Haemophilus influenzae, germi atipici in una pneumopatia [4]. Per la terza domanda, i dati dell’anamnesi, dell’esame clinico e addirittura qualche dato di laboratorio sono sufficienti a determinare le caratteristiche del contesto clinico (età, stile di vita, etilismo, tossicodipendenza, patologie sottostanti, immunodepressione ecc.). A queste tre domande corrispondono tre ordini di conoscenza per il medico, che riguardano le caratteristiche degli antibiotici o, più precisamente, delle diverse famiglie di antibiotici.
La distribuzione nell’organismo è definita dal volume di distribuzione. È bassa per gli aminoglicosidi, a eccezione nel rene, moderata per le betalattamine e i glicopeptidi, buona per le tetracicline, i macrolidi, i fluorochinoloni, la fosfomicina e le cefalosporine di terza generazione somministrate per via parenterale. Le sedi più difficili da raggiungere sono il liquido cefalorachidiano, il cervello, l’osso, la prostata e i mezzi oculari (Tabella 1). Nelle endocarditi, peraltro, solo concentrazioni sieriche molto elevate consentono agli antibiotici di diffondere nelle vegetazioni.
Emivita sierica L’emivita sierica viene utilizzata per determinare l’ intervallo delle dosi. Per gli antibiotici tempo-dipendenti e privi di effetto postantibiotico come le betalattamine sui batteri RAM negativi e i glicopeptidi, il rispetto dell’intervallo è molto importante e, per alcune molecole, è necessario ricorrere all’infusione continua. Gli antibiotici dose-dipendenti e che esercitano un effetto postantibiotico (aminoglicosidi) possono essere somministrati a intervalli più distanti (una iniezione ogni 12 ore, perfino ogni 24 ore).
■ Farmacocinetica L’antibiotico deve a prima vista penetrare al meglio sulla sede che si desidera raggiungere.
Assorbimento Eliminazione
La biodisponibilità degli antibiotici somministrati per via orale è molto variabile a seconda dei prodotti e influisce sulla scelta della posologia. Alcuni antibiotici hanno una biodisponibilità molto debole o assente e devono assolutamente essere impiegati per via parenterale per esercitare un effetto sistemico (aminoglicosidi, polipeptidi, alcune betalattamine). Al contrario, le rifampicine, i fluorochinoloni e i sulfamidici hanno una biodisponibilità ottima, che raggiunge tassi sierici e tessutali anche elevati sia per via orale sia per via parenterale.
L’eliminazione è urinaria e/o biliare, in forma metabolizzata o meno. Conviene, nei limiti del possibile, evitare gli antibiotici a metabolismo epatico nell’insufficienza epatocellulare, poiché l’adattamento posologico può essere solamente empirico. Al contrario, in caso di insufficienza renale si possono usare degli antibiotici a metabolismo epatico senza modificare la posologia o senza adattarsi alla clearance renale del paziente (Tabella 2).
Tabella 1. Diffusione delle principali classi di antibiotici nell’organismo. Antibiotici
Liquido cefalorachidiano
Urina
Bile
Osso
Penicilline G e M
+
++
++
+
Amoxicillina
(+)
++
++
+
Ticarcillina
(+)
++
Piperacillina
(+)
++
Imipenem
(+)
++
Aztreonam
(+)
++
Cefalosporine di prima generazione
Prostata
Polmone
+
++
++
+ ++
+
++ +
++
++ ++
++
+
++
+ /+ +
Cefalosporine di seconda generazione
(+)
++
+
+
+
++
Cefalosporine di terza generazione
(+)
++
+
+
+
++
Aminoglicosidi
++
Colistina
++
Fenicoli
(+ +)
++ ++
++
++
+
+
++
Tetracicline
++
+
++
++
+
Macrolidi
++
++
++
++
++
Sinergistine
++
++
++
++
++
Lincosamidi
++
++
++
+
+
Rifamicine
++
++
++
++
++
Nitro-imidazoli
++
++
+
++
Fosfomicina
+
++
+
++
Glicopeptidi
+ (vancomicina)
++
+
+
Cotrimossazolo
++
++
+
++
++
Chinolonici
++ ++
+
++
++
++
++
+
Fluorochinoloni Nitrofurani
(+)
+
++ ++
+: diffusione intermedia; + +: diffusione buona; (+): diffusione aumentata in caso di infiammazione del liquido cefalorachidiano.
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Trattato di Medicina Akos
Scelta di un antibiotico ¶ I – 4-0840
Tabella 2. Antibiotici che richiedono un adattamento della posologia nel paziente con insufficienza renale. Posologia normale
Posologia moderatamente ridotta
Posologia fortemente ridotta
Macrolidi
Betalattamine
Aminoglicosidi
Sinergistine
Lincosamidi
Colistina
Doxiciclina
Tetracicline di prima generazione
Glicopeptidi
Minociclina
Tiamfenicolo
Ofloxacina
Cloramfenicolo
Ciprofloxacina
Pefloxacina
Isoniazide
Spectinomicina
Etambutolo
Rifampicina (posologia antitubercolare)
Sulfamidici
Imidazolici
Trimetoprim
Linezolide
Rifampicina (posologia antistafilococcica)
■ Spettri di attività
■ Prescrizione
L’attività batterica di un antibiotico è caratterizzata in pratica dalla concentrazione minima inibente la crescita batterica in vitro a 18-24 ore (MIC) e dalla concentrazione battericida minima, che lascia una percentuale di sopravvivenza batterica inferiore o uguale allo 0,01% di un inoculo batterico standardizzato a 10 [2] a 18-24 ore (CMB). Un batterio è considerato sensibile a un antibiotico se la MIC è inferiore alle concentrazioni dell’antibiotico ottenute nell’organismo con le posologie abituali [4, 5]. Pertanto, rispetto a un antibiotico le diverse specie batteriche sono classificate in tre categorie: • sensibile: la probabilità di successo terapeutico è alta in caso di trattamento per via sistemica con la posologia raccomandata; • intermedia: il successo terapeutico è imprevedibile; • resistente: forte probabilità di insuccesso terapeutico, qualunque sia il tipo di trattamento. L’antibiogramma batteriostatico, comunemente eseguito con il metodo dei dischi o con metodiche automatiche, permette questa valutazione. In alcuni casi, comunque, la determinazione della MIC può essere necessaria (pneumococco con ridotta sensibilità alla penicillina, stafilococco aureo resistente alla meticillina e alla vancomicina ecc.). Gli antibiotici battericidi, betalattamine, glicopeptidi, fluorochinoloni, aminoglicosidi, hanno CMB prossime alla MIC. Devono essere privilegiati nelle infezioni gravi o nelle infezioni che si verificano nel paziente immunodepresso. La battericidemia delle betalattamine, dei glicopeptidi e dei fluorochinoloni sui Gram positivi è detta «tempo-dipendente» poiché è in funzione della durata di esposizione dei batteri agli antibiotici, in contrasto con la battericidemia degli aminoglicosidi e dei fluorochinoloni sui Gram negativi che è concentrazione-dipendente. Queste nozioni influiscono sulla scelta delle dosi e degli intervalli di prescrizione, nonché sull’effetto postantibiotico che, per una data coppia specie batterica/antibiotico, corrisponde alla latenza di ricrescita batterica dopo esposizione all’antibiotico.
La risposta a questi tre criteri non è sufficiente per prendere ragionevolmente in considerazione una o più molecole che rispondono alle richieste desiderate. Interviene allora eventualmente un quarto criterio, non trascurabile: il costo. A parità di caratteristiche viene scelta la molecola meno costosa. Questo tipo di esigenza di fronte a qualsiasi prescrizione è talmente importante che, se un adattamento terapeutico successivo dovesse rendersi necessario (nuovo elemento clinico, dati del laboratorio di microbiologia, fatti nuovi che testimoniano un effetto collaterale), lo stesso ragionamento dovrà essere rifatto, consentendo una nuova scelta ugualmente ponderata. Nell’ipotesi in cui non sia possibile rispondere ai criteri, al secondo soprattutto, a volte al primo, vuol dire che non c’è giustificazione alla prescrizione di una terapia antibiotica o che c’è bisogno di ulteriori dati per prendere una decisione. Non si devono così più giustificare modalità di prescrizione alla cieca, di «larga copertura» senza altre motivazioni, che partecipano alla selezione di germi resistenti della flora commensale. In caso di stato febbrile isolato e ben sopportato gli antibiotici non devono essere prescritti in urgenza. L’antibioticoterapia può quindi essere prescritta in modo probabilistico, in attesa del risultato batteriologico o solo su criteri clinici (la pratica ambulatoriale il più delle volte) (Tabella 4). La terapia antibiotica è adeguata quando la documentazione batteriologica è conosciuta.
■ Tolleranza Necessita, per l’adattamento al contesto clinico, di una conoscenza degli effetti collaterali (Tabella 3). In pratica si distinguono: • gli effetti indesiderati sistematici inerenti al prodotto e che necessitano di un’attenzione particolare durante l’utilizzo dell’antibiotico, di cui deve essere giustificato l’impiego: nefrotossicità e ototossicità per gli aminoglicosidi; ipokaliemia, apporto di sodio per la fosfomicina; induzione enzimatica, colorazione arancione delle secrezioni per la rifampicina; fototossicità per le tetracicline e i chinoloni; • gli effetti collaterali imprevedibili, la cui frequenza varia in funzione dei soggetti: allergia, fotosensibilizzazione, tendinopatia (fluorochinoloni). Trattato di Medicina Akos
■ Prelievo Il prelievo è indispensabile quando l’infezione è grave o quando i batteri potenzialmente responsabili sono diversi e/o di sensibilità incostante agli antibiotici (endocarditi, meningiti, raccolte suppurative varie, infezioni dell’immunodepresso, tubercolosi, infezioni nosocomiali, pazienti portatori di materiale estraneo). È superfluo quando la diagnosi clinica è facile (scarlattina, impetigine, erisipela) e quando la sensibilità dei batteri responsabili agli antibiotici consueti è regolarmente documentata da studi epidemiologici. L’aumento di incidenza delle resistenze riduce il numero di queste situazioni. Attualmente, il 30% degli pneumococchi mostra una ridotta sensibilità alle betalattamine, il 30% degli stafilococchi aurei è resistente alla meticillina [1]; il 10% degli Escherichia coli possiedi una betalattamasi ad ampio spettro e vengono isolati sempre più spesso alcuni enterococchi resistenti alla vancomicina. L’estensione dei profili di resistenza porta a volte a uno stallo terapeutico per la mancanza di nuove classi di antibiotici. Le uniche risorse possibili sono allora: • le sinergistine somministrabili per via parenterale (quinupristina-dalfopristina, Synercid®), le oxazolidine (linezolide, Zyvoxid®), le glicilcicline (tigeciclina, Tygacyl®) o i lipopeptidi (daptomicina, cubicin ® ) [6, 7] nelle infezioni da
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I – 4-0840 ¶ Scelta di un antibiotico
Tabella 3. Principali effetti collaterali degli antibiotici di comune utilizzo. Natura degli effetti Betalattamine secondari Dermatologici
Aminoglicosidi
Macrolidi
Chinolonici
Tetracicline
Sulfamidici
++
+
Fototossicità
Fototossicità
++
Ipersensibilità
Ipersensibilità
Fotosensibilità
Fotosensibilità
Ipersensibilità
Shock anafilattico
+
Neurologici
Patologie del sistema nervoso centrale (sovradosaggio)
Renali
Penicillina M, Tossicità tubulare cefalosporine di prima generazione: nefropatia immunoallergica
Tossicità cocleare e vestibolare
Patologie del sistema Vertigini nervoso centrale (minociclina)
Polmonari
Cefalea,
Minociclina
Ematologici
Citopenie
Anemia emolitica (deficit in G6PD)
Gastrointestinali
Diarrea
Diarrea
Coliti pseudomembranose
Coliti pseudomembranose (lincosamidi)
Acido clavulanico
Epatiti
Citopenie
Epatici
Coliti pseudomembranose
Gastriti (doxiciclina)
Anoressia
Diarrea
Vomito
Nausea
Epatiti
Interazioni metaboliche Reumatologici
Artralgie Mialgie Tendinopatie
Cardiaci
Allungamento del QT
Tabella 4. Criteri di scelta di un antibioticoterapia. Problema Sede (i)
Elementi per la risposta
Conoscenza dell’antibiotico
Anamnesi
Cinetica
• per ridurre il rischio di comparsa di ceppi resistenti: è il caso di alcune infezioni da germi noti come fortemente o potenzialmente resistenti (micobatteri, Pseudomonas sp. bacilli Gram negativi multiresistenti ) o con alcune famiglie di antibiotici che selezionano facilmente mutanti (rifampicina, fosfomicina, fluorochinoloni nelle infezioni osteoarticolari e nosocomiali ecc.); • per allargare lo spettro di attività quando, tenuto conto dei germi sospettati, non è possibile trovare un unico antibiotico attivo che risponde ai criteri desiderati (infezione polimicrobica, infezione non documentata con una grande diversità di germi potenzialmente in causa). In queste circostanze, ciascuna delle molecole utilizzate in associazione deve essere analizzata secondo gli stessi criteri di scelta. È importante che l’associazione sia attiva, se possibile sinergica sui germi da combattere, e che sia al tempo stesso presente a livello della sede infettata, al fine di evitare le situazioni di false associazioni. La certezza di adempiere a queste condizioni nel modo migliore porta a volte a dover scegliere tre molecole attive. È da questo ragionamento, rapido nella pratica, che origina la necessaria buona pratica della prescrizione antibiotica.
Esame clinico Germe (i)
Sede = > germe
Spettro
Ragionamento probabilistico Contesto clinico (i)
Anamnesi
Tolleranza
Esami di laboratorio
cocchi Gram positivi: enterococchi, stafilococchi aurei resistenti alla vancomicina, pneumococchi con ridotta sensibilità alle penicilline; • gli ultimi carbapenemi (ertapenem, Invanz®, meropenem, Méronèm®) e le glicilcicline nelle infezioni da bacilli Gram negativi multiresistenti.
■ Associazione di antibiotici Oltre a queste nozioni, che riguardano anzitutto la prescrizione di una monoterapia, la situazione più frequente, lo stesso ragionamento deve essere condotto per ognuna delle molecole nel momento in cui l’associazione sembra desiderabile. Ricordiamo che un’associazione è necessaria in tre circostanze [8, 9]: • per garantire in maniera sicura un potere battericida quando l’infezione è valutata come grave per la sua sede (endocardite, infezione neuromeningea postchirurgica, infezione osteoarticolare, addominopelvica non documentata, infezione respiratoria grave non documentata), quando il germe è ritenuto virulento (stafilococco), quando il contesto clinico è deficitario (immunodepressi);
4
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■ Riferimenti bibliografici [1] [2] [3]
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Scelta di un antibiotico ¶ I – 4-0840
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Nauciel C, Vildé JL. Bactériologie médicale. Paris: Masson; 2005. Prescott L, Harley J, Klein D. In: Microbiologie. Bruxelles: De Boeck Université; 2003. p. 805-25. Arbeit RD, Maki D, Tally FP, Campanaro E, Eisenstein BI. The safety and efficacy of daptomycin for the treatment of complicated skin and skin-structure infections. Clin Infect Dis 2004;38:1673-81.
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Jehl F. PK/PD des glycopeptides et lipopeptides (Oritavancine, Dalvabancine, Daptomycine). Antibiotiques 2004;6:57-60. Albanèse J, Durbec O, Martin C. Antibiothérapie empirique en réanimation. Conférences d’actualisation, 1996. p. 341-64. Bricaire F. Pourquoi une association antibiotique ? Rean Urg 1997;6(4terspécial):3s-8s.
A. Tazi, Assistante hospitalo-universitaire. Service de bactériologie, Groupe hospitalier Cochin-Saint Vincent de Paul, 27, rue du Faubourg Saint-Jacques, 75014 Paris, France. F. Bricaire, Professeur des Universités, praticien hospitalier. Service des maladies infectieuses et tropicales, Groupe hospitalier Pitié-Salpêtrière, 47, boulevard de l’Hôpital, 75651 Paris cedex 13, France. Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Tazi A., Bricaire F. Scelta di un antibiotico. EMC (Elsevier Masson SAS, Paris), Trattato di Medicina Akos, 4-0840, 2007.
Disponibile su www.emc-consulte.com/it Algoritmi decisionali
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Iconografia supplementare
Video / Animazioni
Documenti legali
Informazioni per il paziente
Informazioni supplementari
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